Il tuo borsalino d’inverno
le scarpe di cuoio coi lacci
che picchiano secche il parquet
t’affacci e s’oscura la stanza.
Io in punta di piedi
un bacio di sbieco, fra il collo e la barba
e vedo, sottecchi, la piega esigente del labbro.
Esitando sussurri di note
le mie mani bambine annodano il sol
ma il mio meglio, per te,
non è mai abbastanza.
Il suono imperfetto s’aggrava di pena
e accavallo le note che perdono
grazia in un moto di rabbia.
Poi ti guardo con sfida,
– ho gli stessi tuoi occhi –
e trattengo il respiro.
Il metronomo batte il mio tempo
le dita allargano i tasti
l’ accordo e’ cattivo
stonato, ribelle.
Scuoto le trecce, raddrizzo le spalle.
Fuori
l’odore verde della primavera
e Margherita suona il pianoforte.
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