Se una notte d’estate un poeta
entrasse nel mio campo di girasoli
quando la luna s’allarga
e gli uccelli s’acquietano
quando, smesse le penne, il pavone
nel buio diventa vulnerabile e muto
e il dolore travestito da sorrisi
diventa lacrime
mi vedrebbe distesa nell’erba
avvolta nella mia storia come in un tralcio
di glicine, che stritola piano e profuma,
a scalciare nell’aria orme di parole
non dette, d’amori non accolti.
Troverebbe il mio cuore annegato
nello stagno e i miei occhi sbarrati
sulle stelle aguzze.
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