Sono un sentiero di campagna
germogli e rovi alle svolte.
Soffro d’insonnia come la luna
e di notte vago il silenzio rotondo
come un’ostia,
cercando l’origine del bello
nascosto nello stupore.
.
Per seguire il tuo passo ho messo
un guinzaglio d’erbe alla caviglia
rasento muri in pietra dove
il cappero s’appende
e stringo solitudini tra le mani
perché la parola s’annidi.
.
Ti appoggio i miei pensieri sulla nuca
in quel punto dove la tenerezza
si concentra senza inganni.
I giorni degli abbracci sono solchi
che mi lasci addosso
e il tempo, perdifiato d’attese,
è un continuo _ stremato _ addio.
.
Molto molto bella. Complimenti. Stefano
Grazie Stefano, è un piacere il tuo passaggio.
Ti ritrovo… con la gaiezza legata a doppio nodo alla tristezza poetica, quella che già avevo avuto il piacere di conoscere! Un abbraccione :-)claudine