In limine

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C’è sempre qualcosa di pagano
in noi che malvivendo giorni
ignoriamo le ragioni degli altri
e inventiamo dei per paura
della morte.
S’attrista l’uomo solo
che calpesta la sua ombra
fra le ortiche dell’argine.
Le cavalle si respirano
muso a muso
odorando l’aprile al di là
dei fianchi.
Il riconoscersi racchiude l’infinito.

.

 

Rami e silenzi spogli

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Mi trovo una tana, ogni tanto,
un posto così solitario che anche
le volpi annusano in sospetto.
Disordino intorno a me
le grandi cose e i piccoli niente,
le stagioni dei dispiaceri
tutti gli addii della mia vita
l’erba dolce sul sentiero di casa
e tre piccole foglie d’alloro.

E lo spazio si dilata nella stretta
di tempi imprecisi
perché tutto succede nello stesso
istante. Nello stesso istante
l’uccello muore e vive. E canta.

Siamo noi che ci chiediamo come.

Sulla cima del ramo Drummond

Sulla cima del ramo c’era un uccello
c’era un uccello sulla cima del ramo.
C’era un uccello.

Sulla cima del ramo c’era un uccello.
Il ricordo si fa pensiero in questo cielo
facile d’estate,  oltre la memoria dei muri
in cerca di te che insegui lune.

Sulla cima del ramo c’era un uccello
c’era un uccello sulla cima del ramo.
Sulla cima del ramo c’era un uccello.

Angelica dietro la lavagna

Renè Magritte amants2

Per non perdersi si ripassava a pezzi.
Si cercava le mani, scriveva per fame
che il tempo era fermo sugli scaffali
i sorrisi di famiglia nelle cornici.

Una notte, con la mente in furia,
cercò il senso dei vicoli
e dei suoi amori pieni di buchi.
Si sentì così rarefatta
che non udì più la voce della sua fame
e si lasciò cadere aggrappata a un urlo.

Stretta tra due lune _ da allora stette zitta.
E nessuno disse niente.

Pensieri a mezz’aria intorno

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Mia figlia ha perso i sandali
sulla strada di Corinto
e io mi sono bruciata i piedi
per inseguirla
sull’erba acerba di febbraio
che piove tutti i giorni
in febbraio _ e non se ne può più
di questo freddo
di questi pensieri a mezz’aria
che poi succede quello che non ti aspetti
come quel giorno sulla piazzetta
che t’ho incontrato
e avevo i sabot bucati all’alluce
i jeans azzurri sfiniti di viaggi
e avrei voluto portarti via
con le mie ansie
e le mele rosse nel bagagliaio
che rotolavano a ogni tornante
e tu non l’hai mai scoperto
perché lasci scarpe nuove nelle scatole
e non ricordi neanche d’averle
ma scrivi parole di confine
dove ti cerco quando c’è troppa luna
e io ozio nelle intenzioni.
.
Quello che non va è che manca qualcosa
per far pace con i dèmoni
_ e scavare la luce
_ e lasciare gli occhi intorno.
.

Capolinea

Mostra
Qui ho disfatto le valigie
e raccolto le cose di tutte le case
ma non te, che mi disorienti
e davvero non so dove metterti
né nel mio letto
né fra i lari custodi alla porta
né fra tutto quello che non c’è più
perché sei, piuttosto,
un pensiero a matita
una storia ondivaga in terra
di transito, al di là dell’oceano.
 
Così mi chiedo se mi basto
perché a volte sono poca cosa
a volte troppo anche per me
che ho l’anima sulla pelle
e mi faccio foglia, uccello, voce
pietra rustica allo scalpello
e tu invece mi dici di giorni lisci
come ardesia 
e sei sempre fuori tempo
che quando mi cerchi
sono già su un altro ramo.
.

E avanti va il giorno

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E avanti va il giorno
disteso sui tegoli del tetto
tra funerali di passeri
e muschi aggruppati.
Il sole spalanca le finestre
come bocche di cantori nel gloria
s’insinuano, fra stipiti e muro
malinconie di pane
ma nelle stanze deserte
un solo guanciale è caldo.
 
Sono tornate dai colli le greggi
in transumanza, belando
un inseguimento bianco di agnelli.
I piccoli d’airone hanno lasciato
il nido in voli lontani, stringendo
nei becchi i gemiti aspri dell’addio.
Tra le mole di antica pietra, presto
si frangeranno olive
L’autunno sarà dolce e il vino
quest’anno, sarà buono.
 
E avanti va il giorno
ma non c’è più nessuno per giocarlo.
.
.
.
.

Se una notte d’estate

Se una notte d’estate un poeta
entrasse nel mio campo di girasoli
quando la luna s’allarga
e gli uccelli s’acquietano
quando, smesse le penne, il pavone
nel buio diventa vulnerabile e muto
e il dolore travestito da sorrisi
diventa lacrime

mi vedrebbe distesa nell’erba
avvolta nella mia storia come in un tralcio
di glicine, che stritola piano e profuma,
a scalciare nell’aria orme di parole
non dette, d’amori non accolti.
Troverebbe il mio cuore annegato
nello stagno e i miei occhi sbarrati
sulle stelle aguzze.

.

 

L’ordine diverso delle cose

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La memoria è privilegio e demone
che nega il mutamento.
Mi difendo dai ricordi con altri
incontri, con l’ordine diverso delle cose
e nell’esilio dei sensi mi sdoppio
faccio posto al neutro, taglio voci

ma all’improvviso
il metodo m’inganna

ritornano emozioni, amori mancati
per un soffio, nostalgie d’Africa.
A un passo dal vero s’attarda
la notte, guardo dentro il buio
e s’accendono le Pleiadi.
I desideri fanno cadere le stelle.

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