
Sorrisi e inganni

C’è sempre qualcosa di pagano
in noi che malvivendo giorni
ignoriamo le ragioni degli altri
e inventiamo dei per paura
della morte.
S’attrista l’uomo solo
che calpesta la sua ombra
fra le ortiche dell’argine.
Le cavalle si respirano
muso a muso
odorando l’aprile al di là
dei fianchi.
Il riconoscersi racchiude l’infinito.
.
Mi trovo una tana, ogni tanto,
un posto così solitario che anche
le volpi annusano in sospetto.
Disordino intorno a me
le grandi cose e i piccoli niente,
le stagioni dei dispiaceri
tutti gli addii della mia vita
l’erba dolce sul sentiero di casa
e tre piccole foglie d’alloro.
E lo spazio si dilata nella stretta
di tempi imprecisi
perché tutto succede nello stesso
istante. Nello stesso istante
l’uccello muore e vive. E canta.
Siamo noi che ci chiediamo come.
Sulla cima del ramo c’era un uccello
c’era un uccello sulla cima del ramo.
C’era un uccello.
Sulla cima del ramo c’era un uccello.
Il ricordo si fa pensiero in questo cielo
facile d’estate, oltre la memoria dei muri
in cerca di te che insegui lune.
Sulla cima del ramo c’era un uccello
c’era un uccello sulla cima del ramo.
Sulla cima del ramo c’era un uccello.
Per non perdersi si ripassava a pezzi.
Si cercava le mani, scriveva per fame
che il tempo era fermo sugli scaffali
i sorrisi di famiglia nelle cornici.
Una notte, con la mente in furia,
cercò il senso dei vicoli
e dei suoi amori pieni di buchi.
Si sentì così rarefatta
che non udì più la voce della sua fame
e si lasciò cadere aggrappata a un urlo.
Stretta tra due lune _ da allora stette zitta.
E nessuno disse niente.
Se una notte d’estate un poeta
entrasse nel mio campo di girasoli
quando la luna s’allarga
e gli uccelli s’acquietano
quando, smesse le penne, il pavone
nel buio diventa vulnerabile e muto
e il dolore travestito da sorrisi
diventa lacrime
mi vedrebbe distesa nell’erba
avvolta nella mia storia come in un tralcio
di glicine, che stritola piano e profuma,
a scalciare nell’aria orme di parole
non dette, d’amori non accolti.
Troverebbe il mio cuore annegato
nello stagno e i miei occhi sbarrati
sulle stelle aguzze.
.
La memoria è privilegio e demone
che nega il mutamento.
Mi difendo dai ricordi con altri
incontri, con l’ordine diverso delle cose
e nell’esilio dei sensi mi sdoppio
faccio posto al neutro, taglio voci
ma all’improvviso
il metodo m’inganna
ritornano emozioni, amori mancati
per un soffio, nostalgie d’Africa.
A un passo dal vero s’attarda
la notte, guardo dentro il buio
e s’accendono le Pleiadi.
I desideri fanno cadere le stelle.
.
En Tiempo Presente
Diamo il giusto peso alla nostra Cultura!
blog di Stefano Re - scrittore
Rassegna di poesia contemporanea
la poesia non è un museo delle cere e non è un pranzo di gala.
Titti Ferrando - Blog incostante di Poesia
©valeriu barbu
Titti Ferrando - Blog incostante di Poesia
Poesia - Titti Ferrando
Critica testuale e contestuale
non potendo cantare il mondo che lo escluse / Reb Stein cominciò a leggerlo nel canto
Titti Ferrando - Blog incostante di Poesia
Titti Ferrando - Blog incostante di Poesia
Notturna - Viaggio in Anima
Titti Ferrando - Blog incostante di Poesia
Se le mie parole potessero essere offerte a qualcuno questa pagina porterebbe il tuo nome. (Antonia Pozzi)
versi in transfert
la poesia è la fioritura del pensiero - il miosotide non fa ombra alla rosa, ciascuno la sua bellezza